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Belluno autonoma, ecco chi dice no




«L’emendamento era semplice e giusto ma l’hanno respinto. Il risultato del voto pur tra mille ragioni e distinguo dice con chiarezze chi è a favore dell’autonomia e che invece in Parlamento non lavora per il Veneto e per Belluno ma serve un altro padrone. Dice anche che in alcuni partiti la discussione sulle autonomie è giunta a una decisione unanime, in altri ognuno fa quel che gli pare. Gli interessi delle comunità sembrano assai lontani dall’aula della Camera dove, forse, arriva qualche eco lontana delle reali necessità che il governo locale ha».

È il commento severo del movimento autonomista bellunese Bard, dopo la bocciatura, nell’aula di Montecitorio, di una norma che attribuiva una forma speciale di autonomia istituzionale alle province a statuto ordinario interamente montane, cioè in particolare a Belluno e a Sondrio.

La previsione era contenuta in un emendamento proposto come primo firmatario dall’ex presidente trentino e oggi deputato Lorenzo Dellai (Per l’Italia – Democrazia solidale), affiancato dal collega di gruppo Gian Luigi Gigli e da Simonetta Rubinato (minoranza Pd), nell’ambito della discussione del disegno di legge costituzionale sul superamento del bicameralismo paritario e la revisione del titolo V (autonomie locali).

«Nel corso della discussione relativa all’art. 30, che si riferisce

alla modifica da apportare all’art 117 della Costituzione,

è stata presentata una proposta di emendamento che recitava:

 “Possono essere altresì attribuite con legge costituzionale

ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia

ai territori di area vasta interamente montani confinanti con Stati stranieri”.

Il riferimento evidente è alla provincia di Belluno, infatti, il deputato Gigli, eletto in Friuli, ha affermato, nel corso del suo intervento ha commentato: “Abbiamo presentato questo emendamento sulla montagna con riferimento a una particolare montagna, la montagna del bellunese. Quest’aula nei mesi scorsi si è più volte occupata dei problemi della montagna garantendo ogni volta particolari forme di tutela e sostegno anche nell’interesse più generale del Paese. Oggi noi siamo qui a ricordare che è certamente ancor più difficile amministrare le zone di montagna quando hanno accanto due regioni a statuto speciale ed hanno un confine con un altro Stato. È per questo che vorremmo fosse accolto da tutti, se non è stato possibile accogliere gli emendamenti a favore della regione Veneto, almeno il principio del riconoscimento della possibilità di sviluppare forme di autonomia particolare per le zone di area vasta interamente ricomprese da montagne che siano confinanti con regioni a statuto speciale e con Paesi esteri”», conclude il Bard.

Il Bard è andato anche a verificare come si sono espressi i vari gruppi e i singoli parlamentari, così da poter richiamare ognuno alle sue responsabilità: «Hanno votato sì in 102, no in 313. Hanno votato si 64 deputati del Movimento 5 stelle, 16 della Lega Nord, 5 di Forza Italia, 7 del Pd e 3 del gruppo Per l’Italia.
Tra i Deputati eletti in Veneto hanno votato si cinque della Lega Nord, otto del Movimento cinque stelle (due gli assenti), due del Pd (13 contrari, sei assenti e uno in missione), nessuno di Fi (due contrari, quattro assenti e uno in missione), tre di Scelta civica (uno in missione), nessuno di Sel (due contrari)».

Lorenzo Dellai, nei giorni scorsi, aveva a sua volta espresso un giudizio particolarmente critico sulla decisione del governo di non accogliere la riforma proposta: «Da convinti autonomisti e sostenitori delle zone montane – aveva detto – esprimiamo rammarico per il fatto che la maggioranza, di cui pure facciamo parte, non abbia saputo cogliere l’opportunità di permettere ai territori di area vasta interamente montani, come Belluno o Sondrio, di avere strumenti di autogoverno simili a quelli trentini e friulani».

Lo stesso ex presidente trentino, peraltro, ha anticipato che nelle prossime settimane tornerannoi all’ordine del giorno proposte ementative di simile tenore, per riprovare a sensibilizzare il Parlamento sulla necessità di dotare di strumenti di autogovenor anche le aree alpine che oggi ne sono sprovviste perché non godono di uno statuto speciale.

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