“Il monito della ninfea”: libro su Vaia, la montagna, il limite“Il monito della ninfea”: libro su Vaia, la montagna, il limite



“Il monito della ninfea” è un libro di Diego Cason e Michele Nardelli, frutto di un anno di incontri ai vari angoli delle Dolomiti, dopo il disastro della tempesta Vaia (autunno 2018). Il sottotiolo è eloquente: “Vaia, la montagna, il limite”.
L’evento atmosferico catastrofico, i cimiteri di alberi sulle montagne, le settimane di emergenza per molte comunità dolomitiche, i blackout, le infrastrutture disastrate. Un monito sui rischi del nostro allontanarci dalla natura. Una seprazione di cui sono epicentro e simbolo le grandi aree metropolitane di pianura che impongono il loro modello energivoro e minacciano anche le zone marginali, in questo caso le Alpi, viste come un serbatoio di risorse naturali, un parco divertimenti “selvaggio”, un alibi naturalistico per compensare nella rappresentazione pubblica la devastazione cementificatrice delle grandi pianure iper-urbanizzate (in Veneto la gran parte del territorio sotto tutela ambientale si trova in provincia di Belluno, nel resto della regione nei decenni c’è stata una corsa al consumo di suolo). Ne abbiamo parlato con uno dei due autori, il sociologo bellunese Diego Cason, nella puntata di Voci dalle Dolomiti andata in onda martedì 4 febbraio 2020 in Fm streaming a Radio Cooperativa. Ecco la versione podcast.

La sfida dell’agricoltura in montagna: il convegno CiaLa sfida dell’agricoltura in montagna: il convegno Cia



Ecco il podcast di Voci dalle Dolomiti trasmessa in Fm e streaming a Radio Cooperativa il 7 e il 14 gennaio 2020. Grazie alla collaborazione della Confederazione italiana agricoltori (Cia) del Trentino abbiamo potuto proporre una selezione degli interventi svoltisi al convegno “Reddito, cooperazione, ambiente. Quali prospettive per gli agricoltori di montagna?”, che la nota associazione di categoria ha organizzato il 2 dicembre 2019 a Mezzocorona (Trento).
Sono intervenuti (l’eventuale A fra parentesi indica la presenza in questo podcast) : Paolo Calovi, presidente Cia-Agricoltori italiani del Trentino (A); Giulia Zanotelli, assessore all’agricoltura della Provincia autonoma di Trento; Giovanni Bort, presidente della Camera di commercio (A); Andrea Segrè, presidente della fondazione Edmund Mach (A); Claudio Mazzini, responsabile commerciale settore freschissimi di Coop Italia (A); Giuliano Poletti, già ministro del lavoro e ex presidente dell’Alleanza cooperative italiane; Marina Mattarei, presidente della Federazione trentina della cooperazione.
Altri interventi e il dibattito saranno trasmessi nel programma Voci dalle Dolomiti del 21 gennaio.

Montagna, ecologia e miopia politica (ovvero dell’ingannevole polemica sui “vincoli ambientali”)Montagna, ecologia e miopia politica (ovvero dell’ingannevole polemica sui “vincoli ambientali”)



Riceviamo e voplntieri pubblichiamo questo comunicato stampa delle associazioni Mountain Wilderness Italia, Cipra Italia, Federazione nazionale Pro Natura, LIPU Italia, Italia Nostra sez. di Belluno, WWF O.A. Terre del Piave, Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”, Libera Cadore presidio “Barbara Rizzo”, Ccomitato Peraltrestrade Dolomiti, Gruppo promotore Parco del Cadore.
Da tempo alcuni sindaci ed esponenti politici regionali usano strumentalmente lospopolamento della montagna additandone le cause ai vincoli apposti dalle associazioniambientaliste fin dal 1961. Il Comelico da allora avrebbe perso 2200 abitanti. L’ambientalismo quindi sarebbe la causa dell’impoverimento della montagna.

Sarà bene ricordare a questi sindaci che i vincoli derivano invece dall’art. 9 dellaCostituzione italiana che richiama a una severa tutela del paesaggio.

Essi sono erimangono una garanzia rivolta a tutti i cittadini e alle generazioni future nella difesa dispecifiche qualità paesaggistiche e dei valori universali (non locali) della biodiversità. La sensibilità diffusa per le questioni ambientali si è sviluppata in tempi molto più recenti e,specialmente in Italia, ha trovato poco ascolto nel mondo della politica e degli organismilegislativi. Forse sarebbe il caso di documentarsi prima di esprimersi.

Le prime associazioni per l’ambiente sono nate in Italia a metà degli anni ‘50, con Italia Nostra, ed è poco probabileche in pochi anni siano riuscite a modificare la legislazione.
Recentemente, a Camaldoli (Arezzo), l’ambientalismo italiano ha proposto un Manifesto a favore dello sviluppo e del recupero demografico, ambientale, paesaggistico e sociale dell’intera montagna.
Nessuno dei politici che si stanno scatenando contro i vincoli era presente
a questo convegno di valenza nazionale.
Lo spopolamento della montagna bellunese attinge a ragioni e scelte politiche ben precise:

– assenza in Regione di un progetto a favore delle terre alte;
– erosione continua di servizi essenziali alle popolazioni di montagna: accessibilità, mobilità sostenibile, salute, formazione scolastica, assistenza agli anziani,formazione e costruzione di nuove opportunità lavorative, mortificazionedell’innovazione;
– svendita dei valori e dei beni comuni delle montagne a favore delle necessità dellegrandi aree metropolitane (acque, foreste, natura, cultura, identità, paesaggi, agricoltura autoctona);
– investimento nelle seconde case invece di favorire il turismo alberghiero o degli affittacamere.

Errori strategici, ai quali non si vuole nemmeno oggi porre rimedio.
Ecco quindi, come ricaduta, che una componente della politica regionale e locale siscatena alla ricerca di un colpevole: l’ambientalismo, che purtroppo mai si è trovato a governare né il Bellunese né altre parti della montagna italiana, dove erano altri a dettar legge.

Si tratta di un mondo politico che trova molti consensi elettorali, maincapace di affrontare i veri temi della montagna: sviluppo, qualità, sicurezza,risposte immediate ai giovani, politiche complessive sul lavoro e, in modoparticolare, una attenzione seria ai cambiamenti climatici in atto.

L’ambientalismo, non solo in Cadore, ma qui più che altrove, le proposte le ha avanzate: sul Comelico, sulla mobilità provinciale, sui grandi eventi e come sostenerli, sulla gestione delle acque e dei beni comuni, sui temi della sicurezza.

A proposito di quest’ultimo tema,molti vincoli presenti sono stati dettati proprio dalla necessità di impedire speculazioni inaree a rischio idrogeologico.
Laddove necessario, gli ambientalisti hanno dato il lorocontributo di idee e il loro sostegno per costruire opere di sicurezza e, grazie all’istituto della deroga, sono state realizzate opere importanti che hanno difeso viabilità pubblica e abitati.
I politici che stanno investendo in campagne che alimentano rancore e livore, si impegninopiuttosto ad aprire confronti seri e costruttivi con quanti giorno per giorno lavorano per il bene comune.

Nell’ambientalismo troveranno sempre disponibilità al dialogo e a sostenere proposte valide che abbiano come obiettivo l’interesse generale. Dimostrino di avere coraggio e di investire, a favore della montagna, in intelligenza e non più in speculazioni, per le quali è stato utilizzato comunque e sempre denaro pubblico.

Dalla rivista Panorama del Deutscher Alpenverein una vignetta dal titolo “CUI BONO..?” che ben rappresenta il prevedibile destino di una montagna senza vincoli:

È questo il futuro che vogliamo?

Le Associazioni
Mountain Wilderness ItaliaCIPRA Italia
Federazione nazionale Pro Natura
LIPU
ItaliaItalia Nostra sez. di Belluno
WWF O. A. Terre del Piave
Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”
LIBERA Cadore presidio “Barbara Rizzo”
Comitato Peraltrestrade Dolomiti
Gruppo Promotore Parco del Cadore

La terra ci è data in prestito dai nostri figliLa terra ci è data in prestito dai nostri figli

Alex Langer


La figura di Alex Langer e più in generale la questione ecologica sono di nuovo al centro di una puntata di Voci dalel Dolomiti. Ecco il podcast del programma trasmesso in Fm a Radio Cooperativa lo scorso 15 ottobre 2019.
Grazie all’archivio di Radio Radicale proponiamo parte della registrazione di uno storico convegno ambientalista: “La terra ci e’ stata data in prestito dai nostri figli”, che si svolse a Pescara sabato 20 settembre 1986.
Lo facciamo sia per ricordare Alexander Langer, del quale in questo nuovo anno 2020 ricorreranno i 25 anni della scomparsa (avvenuta a Firenze il 3 luglio 1995), sia per sottolineare che esiste un filo verde tra le vicende anche ormai assai remote del movimento ecologista e quanto si muove oggi, specie fra i giovani, per contrastare i processi di degradazioni che a causa del’inquinamento generano malattia, morte e modificazioni climatiche.
Nei prossimi mesi Voci dalle Dolomiti proporrà altri momenti di riflessione su questo tema, anche attraverso contributi audio sui pensieri profondi di Alex Langer, troppo spesso ignorati o dimenticati.

Voci dalle Dolomiti, ecco i nuovi podcast: tra diseguaglianze sociali e resistenza nonviolentaVoci dalle Dolomiti, ecco i nuovi podcast: tra diseguaglianze sociali e resistenza nonviolenta



Oggi nuovo appuntamento con Voci dalle Dolomiti a Radio Cooperativa (come ogni martedì, alle 17.30): il programma è(qui soto il podcast di questa e altre trasmissioni recenti) dedicato al dibattito svoltosi nell’ambito della Conferenza nazionale di Csvnet sul tema “Le disuguaglianze, e come combatterle”, con Sabina Siniscalchi, presidente di Oxfam Italia, e il professor Massimo Baldini, docente di scienza delle finanze all’Università di Modena e Reggio Emilia. Il confronto è stato presentato dalla giornalista Miriam Giovanzana, direttrice della casa editrice Terre di mezzo e già tra i fondatori della rivista Altreconomia.

Ed ecco i podcast delle trasmissioni andate in onda nelle settimane scorse in Fm a Radio Cooperativa

“Le disuguaglianze, e come combatterle” , il podcast di Voci dalel Dolomiti trasmesso a Radio Cooperativa l’8 ottobre 2019.

Innovazione e diseguaglianza sociale: il tema del programma del 18 giugno scorso, che ha proposto una registrazione dal Festival dell’economia

La trasmissione del 24 settembre, prima parte del convegno “Resistenza, nonviolenza, disobbedienza civile (1943-2019, dall’esperienza di allora alle azioni di oggi)”

La trasmissione del 1° ottobre 2019, seconda parte del convegno “Resistenza, nonviolenza, disobbedienza civile (1943-2019, dall’esperienza di allora alle azioni di oggi)”

Intervista con il professor Alberto Castelli sulla figura dell’intellettuale e politico, socialista libertario, russo-italo-francese, Andrea Caffi, la cui famiglia aveva origini bellunesi. Nella seconda parte, intervista con lo scrittore Paolo Cognetti sui temi della montagna e dei suoi libri. Materiali tratti dal’archivio online di Radio Radicale, che ringraziamo.

Ciclabilità in provincia di Belluno: le piste, gli altri percorsi, le connessioni, i circuiti e i progetti. Il punto nella primavera 2019 in un’intervista con Fausto Toccane, presidente dell’associazione Valbelluna Bike.

Le foreste dolomitiche dopo la tempesta Vaia: il convegno (2)Le foreste dolomitiche dopo la tempesta Vaia: il convegno (2)



Ecco il podcast di Voci dalle Dolomiti andata in onda martedì 26 marzo a Radio Cooperativa. Il nucleo del programma è la seconda e ultima parte (qui la prima) delle registrazioni di interventi svolti al convegno “La tempesta Vaia. Disastro o opportunità per le foreste del Nord-Est?”, organizzato a Belluno dalla fondazione Giovanni Angelini – Centro studi sulla montagna, che – come gli altri promotori – merita un caloroso ringraziamento per questa importante iniziativa. Fra gli altri organizzatori figurano il Comune di Belluno; il Dipartimento territorio e sistemi agroforestali (Tesaf) dell’Università degli studi di Padova; la fondazione Teatri delle Dolomiti e la Società italiana di selvicoltura ed ecologia forestale.

“Il convegno dell’8 febbraio scorso – spiega la fondazione bellunese nel suo sito Web – è stata una vera occasione di confronto sulla tempesta Vaia, oltre che sul futuro incerto dei boschi e dell’economia forestale italiana.

Oltre a fare il punto sulle stime dei danni provocati da VAIA, con riflessioni su paesaggio e valori naturalistici dopo la tempesta e considerazioni sui sistemi di utilizzazione del legname danneggiato, si è parlato di pianificazione forestale e analisi dei rischi, di strategie di conservazione per la trasformazione tecnologica e di sfide dei cambiamenti climatici futuri per l’adattamento delle foreste colpite, anche con il proposito che Vaia possa diventare una vera lezione per una «distruzione creativa»”.

Nelle pagine online della fondazione Angelini sono disponibili i video di tutti gli interventi svolti al convegno, che si è tenuto al teatro Comunale.

Le foreste dolomitiche dopo la tempesta Vaia: il convegno (1)Le foreste dolomitiche dopo la tempesta Vaia: il convegno (1)



Ecco il podcast di Voci dalle Dolomiti andata in onda martedì 19 marzo a Radio Cooperativa. Sono state proposte alcune delle registrazioni di interventi svolti al convegno “La tempesta Vaia. Disastro o opportunità per le foreste del Nord-Est?”, organizzato a Belluno dalla fondazione Giovanni Angelini – Centro studi sulla montagna, che – come gli altri promotori – merita un caloroso ringraziamento per questa importante iniziativa. Fra gli altri organizzatori figurano il Comune di Belluno; il Dipartimento territorio e sistemi agroforestali (Tesaf) dell’Università degli studi di Padova; la fondazione Teatri delle Dolomiti e la Società italiana di selvicoltura ed ecologia forestale.

Questa è la prima parte degli interventi, la seconda è stata trasmessa la settimana dopo ed è disponibile qui.

“Il convegno dell’8 febbraio scorso – spiega la fondazione bellunese nel suo sito Web – è stata una vera occasione di confronto sulla tempesta Vaia, oltre che sul futuro incerto dei boschi e dell’economia forestale italiana.

Oltre a fare il punto sulle stime dei danni provocati da VAIA, con riflessioni su paesaggio e valori naturalistici dopo la tempesta e considerazioni sui sistemi di utilizzazione del legname danneggiato, si è parlato di pianificazione forestale e analisi dei rischi, di strategie di conservazione per la trasformazione tecnologica e di sfide dei cambiamenti climatici futuri per l’adattamento delle foreste colpite, anche con il proposito che Vaia possa diventare una vera lezione per una «distruzione creativa»”.

Nelle pagine online della fondazione Angelini sono disponibili i video di tutti gli interventi svolti al convegno, che si è tenuto al teatro Comunale.

Tempesta Vaia: recupero dei boschi e condizione della fauna selvaticaTempesta Vaia: recupero dei boschi e condizione della fauna selvatica



La condizione dei boschi e della fauna selvatica a oltre quattro mesi dalla tempesta Vaia che ha travolto le Dolomiti. È stata la pagina principale di Voci dalle Dolomiti, trasmesso il 12 marzo 2019 a Radio Cooperativa.
Nella seconda parte si parlerà della Resistenza nel Bellunese durante l’occupazione nazista e si rievocheranno in particolare alcuni episodi tragici quale l’impiccagione di dieci partigiani al Bosco delle Castagne, il 10 marzo 1945.

Mattarella nel Bellunese: appello al presidente sull’urgenza dell’autonomia provinciale e sull’ostracismo centralista della RegioneMattarella nel Bellunese: appello al presidente sull’urgenza dell’autonomia provinciale e sull’ostracismo centralista della Regione



Oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è in visita ufficiale nel Bellunese. Prima a Longarone per rendere omaggio alle quasi duemila vittime del disastro del Vajont (9 ottobre 1963), poi per fare il punto di persona sui danni e sulla ricostruzione dopo la tempesta Vaia, infine per un incontro con la comunità bellunese, al teatro Comunale del capoluogo.

Ci sarà anche l’occasione di ricordare al presidente una serie di gravi criticità socioeconomiche e i relativi correttivi istituzionali e politici richiesti dal territorio (vallate dolomitiche che si spopolano rapidamente, carenza di strumenti adeguati di governo locale, urgenza del riconoscimento a questa provincia alpina in difficoltà di uno status di autonomia provinciale a prescindere dai destini dell’autonomia richiesta dalla Regione Veneto).
Sergio Mattarella, dunque, potrà ascoltare e leggere le analisi e le proposte politiche bellunesi, malgrado la Regione Veneto abbia dimostrato anche in questa occasione il suo ben noto centralismo, con il presidente Luca Zaia che ha accentrato su di sé pure la “regia” della visita presidenziale a Belluno, dopo essersi fatto nominare nell’autunno scorso commissario straordinario per la ricostruzione dopo l’ondata di maltempo di fine ottobre 2018. Diversamente, le vicine Province autonome di Trento e Bolzano provvedono direttamente a progettare gli interventi nei rispettivi territori.

D’altra parte, l’ostracismo veneziano nei riguardi dell’autonomia bellunese è conclamato e arriva finanche a disattendere le norme che la Regione stessa si è data negli ultimi anni (nuovo Statuto e relativa legge attuativa del trasferimento di numerose competenze alla Provincia di Belluno). Da anni Venezia mena il can per l’aia per perdere tempo, spesso con un insopportabile tono paternalista nei riguardi delle comunità dolomitiche bellunesi.

L’impressione forte, in realtà, è che la Regione di pianura e di mare voglia semplicemente mantenere il controllo sulla sua “dependance” alpina e non abbia alcuna intenzione di vederla protagonista di un percorso di autonomia e magari di rinascimento. Meglio se i montanari continuano a dipendere dal potere lagunare e dalla sua demagogia, se continuano a pietire allo Zaia di turno interventi spot per salvare il salvabile.
Ma è di tutta evidenza che così non si potrà andare avanti a lungo. Se a Roma ci fosse un legislatore lungimirante prenderebbe atto dell’esigenza indifferibile di assicurare uno status istituzionale differenziato (maggiori poteri e risorse locali) ai territori difficili di montagna come quello bellunese.

Se invece si continuerà a tirare la corda, lasciando la scena allo Zaia di turno (subordinando ancora le esigenze delle terre alte a quelle delle pianure metropolitane), quella corda potrebbe anche rompersi.

Ecco, in proposito, qui di seguito, la lettera aperta con cui il movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti rivolge un appello al presidente Mattarella per ricordargli che le nostre comunità meritano finalmente risposte serie.


Illustrissimo Presidente Mattarella, 

Le scriviamo questa lettera aperta nell’impossibilità di incontrarla direttamente durante la sua visita nella nostra Provincia.
 

Sinceramente, avremmo preferito, dopo sedici anni dall’ultima visita di un Presidente della Repubblica a Belluno, che ci fosse un momento di maggiore condivisione popolare, invece di un incontro in un teatro a numero chiuso.
 

A questo proposito, Lei di certo saprà che la nostra provincia è una delle più sicure d’Italia e noi bellunesi siamo gente disciplinata e lavoratrice, abituata a sopportare con pazienza le avversità di un ambiente magnifico, ma difficile.  

Negli ultimi anni, però, abbiamo però l’impressione che lo Stato italiano abbia abusato di questa pazienza, dimenticandosi del nostro contributo, in termini di lavoro, ingegno ed anche vite umane, alla crescita del nostro Paese.  

Siamo orgogliosi che Lei venga ad onorare i nostri morti e i nostri boschi distrutti, ma ci aspettiamo un riconoscimento di quanto lo Stato, di cui Lei oggi è Capo, in questi anni non ha fatto per il Bellunese.

Le ricordiamo la proroga del commissariamento della nostra Provincia per ben tre anni, dal 2011 al 2014, senza convocare, in spregio a tutte le leggi vigenti, elezioni democratiche, ed anche l’applicazione anche alla nostra Provincia della sciagurata legge n°56/2014, che ha consegnato il nostro Ente di riferimento, a causa degli sconsiderati tagli di bilancio e della riduzione del personale, nelle mani di una Regione che ci è matrigna, piuttosto che madre. La Regione Veneto riconosce nel suo Statuto la speciale situazione di provincia interamente montana, ma non lo ha mai applicato.

Le evidenziamo il mancato ripristino, dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, degli organi elettivi e delle risorse della nostra Provincia, come richiesto anche dal rapporto del Congresso delle Autonomie locali del Consiglio d’Europa del 26 settembre e del 17 ottobre 2017. (Protocollo CG33(2017)17AMDT).

Oltre a questo, non possiamo accettare i pesanti tagli al bilancio dei nostri Comuni che sono stati privati, pur essendo tutti montani e già sottofinanziati prima della crisi, delle risorse minime per provvedere ai bisogni dei loro cittadini. 

Ci aspetteremmo, inoltre, fatti concreti, oltre alle promesse mai mantenute da decenni dalla politica regionale e nazionale, di riconoscere l’autonomia e il diritto all’autogoverno delle popolazioni alpine della Provincia di Belluno, costrette, ogni giorno, a confrontarsi con l’efficienza e la disponibilità di mezzi e competenze delle confinanti Regioni e Province a statuto speciale. 

Vorremmo fosse riconosciuta, a nome dello Stato e del Parlamento, l’inadempienza verso gli otto comuni che hanno il diritto, sulla base di referendum ai sensi dell’art. 132 comma 2° della Costituzione, di passare ad una confinante Provincia a statuto speciale. Anche se non siamo affatto contenti che delle nostre comunità ci abbandonino, non possiamo negare loro il diritto alla sopravvivenza.  

Si sottolinea che le scelte del Parlamento e dei Governi della Repubblica  hanno privato le nostre comunità degli strumenti per contrastare l’emigrazione di migliaia di giovani e lo spopolamento delle nostre vallate, mentre continua l’indifferenza verso la nostra minoranza linguistica ladina e l’arrogante commiserazione con cui siamo sempre trattati.

Nessuno però si ricorda che meno di duecentomila bellunesi contribuiscono alla ricchezza di questa nazione con un P.I.L. di 5 miliardi e 700 milioni di Euro e con un residuo fiscale di quasi un miliardo. Ogni giorno, noi vediamo i nostri confinanti Trentini e Sud-Tirolesi andare avanti, mentre noi continuiamo a scivolare indietro.  

Le ricordiamo, inoltre, che, insieme al referendum promosso dalla Regione Veneto nel 2017, c’è stato un altro contestuale referendum, organizzato dalla Provincia di Belluno, con il quale si chiede, ai sensi dell’art.116 della Costituzione, maggiori risorse, competenze ed autonomia. È inaccettabile perdere ancora tempo di fronte alla richiesta di maggior efficienza nel governo del territorio di popolazioni che contribuiscono alla ricchezza e allo sviluppo di questo Paese. Se lo Stato riceve i nostri tributi deve lasciarci competere con le autonomie speciali ai nostri confini, in Europa e nel mondo.  

Stia pur certo, Signor Presidente, che i bellunesi continueranno ogni giorno a fare con dedizione il loro dovere, ma è ormai inaccettabile che lo Stato italiano non faccia il proprio, riconoscendo a questa terra democrazia, competenze e risorse per un efficiente autogoverno. 

Benvenuto nelle Dolomiti bellunesi, che sono un patrimonio dell’Umanità, non del Veneto. 

Belluno, 12 marzo 2019″

Le Province, snodo della democrazia e presidio territoriale. Ma si torni all’elezione diretta. Il Bard plaude a MattarellaLe Province, snodo della democrazia e presidio territoriale. Ma si torni all’elezione diretta. Il Bard plaude a Mattarella



[riceviamo dal movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti (Bard) e volentieri pubblichiamo]
Un saluto che è un chiaro messaggio politico a sostegno delle province, del loro ruolo e dell’elettività dell’ente: così il movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti legge il messaggio inviato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’Assemblea dell’Unione delle Province di Italia, riuniti oggi a Roma.


«Le parole del Presidente Mattarella sono quelle di un uomo di Stato e di democrazia, che ha capito il vero ruolo degli enti locali e del loro rapporto con il territorio. – commentano dal movimento – È ancora più importante leggere il riferimento e l’attenzione alle condizioni delle zone interne e montane; da bellunesi, sentiamo la perfetta aderenza delle considerazioni del Presidente alla nostra realtà, e il fatto che il ruolo delle province sia fondamentale anche nei pensieri della più alta carica dello Stato ci conforta».

Diversi i passaggi del saluto del Presidente che hanno attirato l’attenzione del direttivo BARD: “L’Italia di domani, cui guarda il tema prescelto per l’Assemblea, è l’orizzonte comune al quale tendere in una prospettiva di equilibrata distribuzione di competenze e responsabilità fra i livelli di governo, secondo i principi costituzionali di autonomia, sussidiarietà e buon andamento dell’amministrazione. – si legge nella nota del Quirinale – A fronte di obiettivi di semplificazione istituzionale, di revisione della spesa e di efficientamento amministrativo, che hanno motivato gli interventi di riordino degli anni passati, permane l’esigenza di presidiare adeguatamente funzioni di delicata e impegnativa rilevanza per la vita dei territori, dall’edilizia scolastica alla viabilità, che impattano direttamente su diritti primari delle persone, quali istruzione, mobilità, sicurezza. Recenti eventi calamitosi hanno, inoltre, ricordato l’importanza che, in un’ottica di coesione sociale e territoriale, la programmazione di area vasta consenta di ridurre le condizioni di ritardo e svantaggio di zone interne e montane, la cui qualità di vita è spesso strettamente correlata proprio allo stato della viabilità secondaria, dei trasporti e dell’ambiente”.


In evidenza anche il passaggio sul possibile ripristino dell’elettività: “Nel percorso di revisione organica dell’ordinamento delle province e città metropolitane – fra gli obiettivi del tavolo istituito di recente presso la Conferenza Stato-Città – potrà essere valutata la coerenza del quadro legislativo vigente, anche riguardo all’allocazione delle funzioni e delle risorse necessarie per il loro esercizio, nonché alla legittimazione degli organi elettivi”, continua la lettera; «Le parole del Presidente ricordano quanto noi ribadiamo a livello locale da anni. – concludono dal BARD – Competenze, risorse, elettività, legittimazione democratica: questi sono i perni sui quali si fonda la forza e la dignità di un ente locale e, di riflesso, del suo territorio. Speriamo che il messaggio del Presidente della Repubblica venga recepito dalle forze politiche e si metta finalmente fine all’agonia e alla vergogna alle quali le province italiane sono state condannate negli ultimi anni».

Un primo segnale è arrivato in questo senso è arrivato dal neo-eletto Presidente nazionale dell’UPI, Michele de Pascale, Presidente della Provincia di Ravenna: «Le Province devono essere considerate un’opportunità, e Governo e Regioni devono considerare queste istituzioni quali sede naturale per le funzioni amministrative. Certo però che al decentramento delle funzioni devono corrispondere le risorse. L’emergenza finanziaria è ancora la priorità: le risorse per assicurare i servizi, per garantire la sicurezza delle scuole, per la manutenzione dei 130 mila chilometri di rete viaria. È su questo che continueremo a chiedere risposte al Governo, questa è la nostra battaglia principale. Quanto poi alle questioni istituzionali è chiaro che la legge Delrio deve essere al più presto rivista profondamente, perché ormai non è più coerente. Dalla nostra esperienza possiamo dire che il sistema di elezione di secondo grado non funziona, perché produce sui territori un conflitto di interesse tra le funzioni di Sindaco e Presidente di Provincia. Per questo se Governo e Parlamento, proporranno il ritorno all’elezione diretta, avranno il nostro sostegno», le prime parole del nuovo presidente.

Belluno autonoma Regione Dolomiti (Bard)

Autonomia bellunese, attenti a Venezia che rema contro. Il Bard: subito il ripristino delle elezioni per la ProvinciaAutonomia bellunese, attenti a Venezia che rema contro. Il Bard: subito il ripristino delle elezioni per la Provincia

Passo Valles, provincia di Belluno


La questione dell’autonomia della Provincia di Belluno si trascina da decenni, in un crescendo di impegno popolare che è passato anche attraverso numerosi referendum. Consultazioni che hanno riguardato la richiesta di molti comuni di trasferimento territoriale verso le vicine Province a statuto speciale di Trento o di Bolzano, nonché verso il Friuli autonomo (il caso di Sappada, unico referendum cui Roma ha dato seguito completando l’iter con il passaggio del paese alla provincia di Udine).
Ma i bellunesi sono stati chiamati a votare, nell’ottobre 2017, anche sul progetto di una propria autonomia provinciale e il voto ha registrato un’adesione pressoché generalizzata al disegno di autogoverno dolomitico.
Ai bellunesi, invece, qualche anno prima, la Corte di Cassazione aveva negato la possibilità di esprimersi sull’ipotesi di avviare un processo per trasferire la provincia dalla regione del Veneto al Trentino Alto Adige, come terzo polo autonomo di un ambito istituzionale interamente alpino.

Mentre a Belluno in molti si impegnavano alla ricerca di una strada percorribile per arrivare a un assetto istituzionale stabile e autonomo per questa terra di montagna a rischio spopolamento, a Roma e a Venezia si remava contro: con la legge, i fatti, i provvedimenti amministrativi, le disposizioni finanziarie.
Ciò che rimane, a oggi, sono le parole.
A volte nemmeno quelle, come quando il presidente leghista del Veneto, Luca Zaia, afferma – incurante di valicare i confini dell’arroganza istituzionale – che l’autonomia bellunese non può stare in piedi da sola ma ha bisogno della Regione che lui governo.
A questo ennesimo atto di alterigia dogale ha risposto per le rime il sociologo Bellunese Diego Cason, esponente del movimento Belluno autonoma Regione Dolomiti (Bard) in questo video che riassume bene le ragioni delle comunità dolomitiche e mette a nudo l’ostracismo sostanziale e perdurante di Venezia e di Roma:

C’è un fastidioso odore di malcelato spirito neocoloniale negli atteggiamenti supponenti e gerarchici delle autorità regionali nei riguardi delle nostre comunità, utilizzate come riserva idrica, cartolina pubblicitaria, parco giochi, passerella mediatica o vetrina internazionale per lo splendore lagunare (vedi le Olimpiadi a Cortina/Milano, incomprensibile sodalizio alpino-metropolitano presentato con ostentata vanagloria, come se quel territorio dolomitico fosse veneziano più che bellunese, senza peraltro ricordare che l’Ampezzano ha votato da tempo per passare al Sudtirolo).

C’è un fastidioso odore di malcelato spirito neocoloniale nelle reiterate scuse accampate da Venezia per non dare corso a quella forma di autonomia che, per quanto ridotta e denominata un po’ penosamente “specificità”, è pur prevista formalmente da anni, sia dal nuovo Statuto regionale sia dalle successive norme applicative.

C’è un fastidioso odore di malcelato spirito neocoloniale quando di fronte a una calamità come l’ondata di maltempo che ha devastato il Bellunese alla fine di ottobre, il governo veneziano accentra su di sé la regia della ricostruzione anziché cogliere l’occasione per dimostrare nei fatti l’empatia verso il bisogno di autonomia di queste vallate.

Insomma, è il momento di farla finita con le meline, con il ricorso alle scuse più fantasiose, ai rimpalli di responsabilità fra Venezia e Roma, alle esibizioni in stile maiestatico di personaggi ancorati probabilmente a vecchie visioni nazionalistiche più che a moderni progetti federalisti.

In qualche modo la stessa rivendicazione autonomistica del Veneto si può inserire in un’ottica ancora ispirata da pulsioni micronazionali, verticistiche, piramidali. Venezia sovrana, depositaria del potere che – forse, un giorno, chissà – potrebbe in qualche misura delegare alla Provincia di Belluno. Però i bellunesi dovrebbero prima dimostrare di meritarsela, di esserne capaci, di saper “camminare con le proprie gambe”, per riprendere le graziose espressioni utilizzate dal presidente veneto. Secondo il quale v’è una certezza: quei tempi non sono maturi, i bellunesi devono attendere ancora.

Anzi, osiamo immaginare che quei tempi si riveleranno assai lontani.
Abbiamo ragione di presumere che pure le future politiche, anche di un Veneto “autonomo” darebbero solo marginalmente risposta alle esigenze delle comunità alpine bellunesi. Ciò, perché quanto più si manterrà distante il giorno della “maturità bellunese”, tanto più Venezia potrà continuare a esercitare con dissimulato spirito neocoloniale il suo controllo sul territorio dolomitico.

Per quanto sia augurabile, sarà assai difficile poter assistere a un’inversione di rotta dopo decenni di relazioni istituzionali e politiche improntate alla subalternità del Bellunese alle politiche decise da Venezia (e Roma) e pensate per contesti metropolitani o di pianura, non certo per la montagna.
Dunque, ben venga la rinnovata richiesta di ripristino dell’elettività del consiglio e del presidente della Provincia, rilanciata ora dal Bard.

Sarebbe già un primo passetto la restituzione ai cittadini un ente provinciale che torni almeno ad avere le prerogative antecedenti alla sciagurata riforma pensata dal ministro Delrio durante il governo Renzi.
Le Province sono un importante snodo della democrazia non è un caso se la loro esistenza (volgarmente maltrattata da recenti governi e legislatori) è sancita dalla Costituzione della Repubblica.

Le Provincia – se correttamente animate – ravvivano la rappresentanza dei cittadini, in un’epoca di crisi del rapporto eletti/elettori, e forti del loro radicamento rappresentano uno strumento essenziale per coordinare politiche coerenti di area vasta, cioè per unire e rafforzare i territori omogenei che cercano soluzioni per affrontare le sfide del presente e del futuro prossimo.
Aver devastato questo ente è stata una follia.
Ora poter ripartire a Belluno da questa rinnovata certezza istituzionale sarebbe fondamentale. Ma con la consapevolezza che una Provincia forte e aperta verso i vicini, specie i territori alpini limitrofi, dovrebbe poi affrontare con determinazione il nodo del rapporto con la Regione Veneto. Che ci fa un territorio alpino impropriamente inserito in una Regione di pianura e di mare attraversata da logiche fortemente metropolitane? Quale speranza di autonomia possono avere le nostre comunità alpine, con i loro 200 mila abitanti in una Regione che ne conta cinque milioni e che – federalista a parole – continua nella prassi a svelare pulsioni microcentraliste?

Un esercizio di ottimismo in questa cornice sarebbe mal riposto.
Sembra ineludibile, piuttosto, riaprire quel cassetto che otto anni fa fu chiuso, non senza polemiche, dalla Cassazione: là dentro giacciono le 19 mila firme e la delibera quasi unanime del consiglio provinciale di allora, per poter chiamare i cittadini a esprimere il loro parere sull’ipotesi di avviare un processo che trasferisca la provincia di Belluno in Trentino Alto Adige.
Ricominciare a parlarne è opportuno e necessario per mettere a fuoco le cause, le origini di molte criticità che affliggono il territorio e per ragionare sulle vie di uscita migliori, a cominciare dal disegno di una governance, di una democrazia provinciale, di quella federazione delle comunità dolomitiche bellunesi che può trovare in un assetto autonomista l’incubatore e il catalizzatore delle buone idee per salvare le nostre vallate oggi in serio pericolo.

Con gli amici trentini e sudtirolesi si potrebbe riflettere insieme e mettere a fuoco via via il percorso di un simile progetto.
Se invece in Trentino Alto Adige continuerà a prevalere l’ostracismo istituzionale verso l’idea di una Regione Dolomiti (che peraltro piace invece a molti cittadini di tutte e tre le province), Belluno dovrà imboccare una strada diversa, capace com’è, in ogni caso, di stare in piedi sulle proprie gambe, contando sulla straordinaria vivacità delle collettività locali.

Si tratterà, a quel punto, di elaborare un percorso di affrancamento dalla subalternità al Veneto, di trovare una via di uscita verso un forte autogoverno che dovrà essere riconosciuto dal legislatore nazionale.
Sarà in ogni caso Roma, non Venezia, a dover finalmente riconoscere il diritto della comunità alpine non ancora autonome a dotarsi di uno status istituzionale differenziato.
Regione Dolomiti o Regione Bellunese che sia, è giunto il momento di mettere le carte in tavola e di spingere con maggior forza ognuno a assumersi le proprie responsabilità politiche.
Sapendo che ne va del destino di intere comunità di montagna, oggi in grave sofferenza.

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A proposito di ripristino dell’elettività della Provincia di Belluno (e delle altre interamente montane), ecco il comunicato diffuso pochi giorni fa dal Bard.

«Il ripristino dell’elettività per le province montane, del quale i rappresentanti leghisti veneti e lombardi hanno discusso nei giorni scorsi a Sondrio, sarebbe un grande risultato per Belluno: è quello che il nostro movimento chiede da anni, con il commissariamento prima e con la legge Delrio poi»: il movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti guarda con interesse alle dichiarazioni dell’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, protagonista di un confronto proprio Sondrio sul ritorno delle province montane a ente elettivo con i deputati e colleghi di partito Angela Colmellere e Massimo Sertori (ex Presidente della Provincia di Sondrio) e con Elio Moretti, attuale Presidente della provincia lombarda.

«Il BARD è nato formalmente proprio 7 anni fa, il 12 gennaio 2012, e nello statuto al primo punto delle sue finalità ha messo il mantenimento “di un Ente, unitario, democraticamente eletto, in rappresentanza paritaria ed equa, delle comunità vallive bellunesi”. – ricordano dal direttivo – Era iniziato da pochi mesi il commissariamento dell’ente, e il giorno precedente la Regione Veneto aveva approvato il suo statuto, contenente la specificità della Provincia di Belluno: abbiamo sempre reputato fondamentale la rappresentanza democratica di quest’ente, anche nei periodi nei quali tutte le diverse forze politiche spingevano per la chiusura delle province».

«Abbiamo lottato in tutti i modi per ottenere il ripristino dell’elettività, anche sbagliando dando fiducia a chi ha poi dimostrato di non meritarla, come nel caso dell’accordo alle regionali 2015, quando noi mantenemmo gli accordi, a differenza di altri; – sottolineano dal Bard – lo abbiamo fatto in occasione del referendum costituzionale, che avrebbe definitivamente affossato questa speranza, e anche alle ultime elezioni politiche, quando la maggioranza dei candidati bellunesi ha sottoscritto la nostra richiesta di abrogazione della legge Delrio».

«Il ripristino dell’elettività – concludono dal movimento – sarebbe un primo passo verso una vera autonomia, ed il risarcimento dei gravi danni causati alla nostra terra dalle sciagurate politiche centraliste degli ultimi anni che hanno portato, secondo uno studio elaborato dalla CGIA di Mestre, ad effettuare tagli di risorse maggiori nel Bellunese rispetto al resto del paese. Ora aspettiamo dati e fatti concreti a favore di elettività ed autonomia: siamo il fanalino di coda per crescita economica, demografica e servizi rispetto alle confinanti terre alpine del Trentino, del Sud Tirolo e del Tirolo. Ogni passo concreto verso il ripristino della dignità della nostra terra avrà il nostro sostegno».

BARD – Movimento Belluno Autonoma Regione Dolomiti



“Alziamo la voce”, la canzone bellunese per aiutare la ricostruzione dopo il maltempo e le devastazioni“Alziamo la voce”, la canzone bellunese per aiutare la ricostruzione dopo il maltempo e le devastazioni

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[riceviamo dal Comune di Belluno e volentieri pubblichiamo]

È online da mercoledì 12 dicembre il brano “Alziamo la voce”, acquistabile dal sito www.bellunoalzalavoce.it e realizzato da oltre 50 giovani cantanti e musicisti bellunesi: il ricavato delle vendite e delle donazioni libere saranno destinate al Comitato Gocce di Sole Onlus, che a sua volta le devolverà al Comune di Belluno per la ricostruzione del Parco Fluviale di Lambioi.

La presentazione del brano si è svolta a Palazzo Rosso: «Quando ho visto quanto era successo nella nostra provincia, mi si è spezzato il cuore. Oggi mi si è riempito quando ho visto questo lavoro, sentita la canzone, ascoltato le parole e ammirato il lavoro dei ragazzi. È bellissimo vedere che c’è qualcuno che non aspetta seduto che siano “gli altri” a fare, a intervenire, ma si alza e si mette in gioco in prima persona, con quello che può fare e con le abilità che ha»; queste le prime parole dell’assessore Valentina Tomasi al termine dell’anteprima del videoclip del brano.

Un brano nato in pochissimi giorni, dall’idea di alcuni musicisti e con il supporto di cantanti, fotografi, videomaker e tante altre realtà: «Era la notte del 2 novembre, – ricorda Alessandro Casol, uno degli ideatori dell’iniziative – ero a Milano e continuavo a ricevere le foto del disastro in tutta la provincia; ho subito pensato a cosa potessi fare, la mia passione è la musica e ho scritto ad alcuni amici: il giorno dopo, eravamo in molti, qualcuno aveva già iniziato a lavorare, chi alla base, chi ai testi. In neanche 20 giorni, siamo passati dall’idea alla registrazione, coinvolgendo più di 50 giovani artisti bellunesi. È un messaggio d’amore verso chi è stato colpito, ma è anche un appello al nostro territorio perchè deve farsi sentire in questo momento di difficoltà».

Alessandro Casol, promotore di “Belluno alza la voce”

Il ricavato della vendita del brano sarà devoluto al Comitato Gocce di Sole Onlus: «Conosciamo molti di questi ragazzi, che hanno collaborato con noi per altri eventi di beneficenza. – spiega la presidente, Manuela Selvestrel – Quando abbiamo saputo di questa idea, ci siamo messi subito a disposizione: visto che il Parco Fluviale di Lambioi è stato un punto di ritrovo per i giovani, le famiglie, i bambini, ma anche teatro di eventi musicali, abbiamo deciso di impegnarci per ricostruirlo e poterlo riaprire alla città».

Alla premiere del video – inedito e “top secret” fino ad oggi, così come il brano – hanno assistito anche il Sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, e il Presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin.
«La popolazione bellunese è abituata ad aiutare, in tutte le grande emergenze nazionali; oggi capiamo cosa significa aver bisogno e ricevere supporto, ed è una grande emozione. – commenta Massaro – Mi piace sottolineare come questa iniziativa sia nata da un gruppo di giovani: spesso vengono attaccati e criticati, ma quanto successo ha permesso di saldare le generazioni in nome della solidarietà».

Sul valore della solidarietà ha insistito anche il Presidente Padrin: «È un’iniziativa che fa riflettere, che crea unità e condivisione; si riceve una grande forza nel donare il proprio tempo a chi soffre. Questi ragazzi si sono impegnati moltissimo per questo brano e riceveranno dalla Provincia tutto il sostegno possibile per valorizzare il loro lavoro».

Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno

Il brano è acquistabile solamente online dal sito www.bellunoalzalavoce.it , si potrà scaricare con una donazione con carta di credito di 2 euro o più; sempre dal sito, sarà possibile anche fare una donazione libera via bonifico al Comitato Gocce di Sole, che però per ora non dà diritto al download della canzone. Nelle prossime settimane, la canzone sarà acquistabile anche su Amazon e Itunes.
Il videoclip del brano è già caricato su YouTube.

Dagli artisti è partito anche un appello: «Abbiamo già ricevuto molte richieste di poterlo avere su supporto fisico. – spiega Casol – Per stampare su cd 1000 copie, sono necessari 700 euro; stiamo cercando degli sponsor che ci possano sostenere nell’investimento».

Valentina Tomasi, assessore comunale a Belluno
Manuela Selvestrel, presidente del comitato Gocce di Sole

IL COMUNICATO DEGLI ARTISTI

BELLUNO ALZA LA VOCE CON UN BRANO E UNA RACCOLTA FONDIÈ ONLINE IL BRANO DOVE CIRCA 50 CANTANTI E MUSICISTI BELLUNESI RACCONTANO LAVOGLIA DI RICOSTRUIRE E RIPARTIRE DEL TERRITORIO DOPO IL MALTEMPO CHE HADURAMENTE COLPITO LA PROVINCIA LO SCORSO OTTOBRE.

Da oggi sul sito bellunoalzalavoce.it è disponibile il brano “Alziamo la voce”, realizzato dauna cinquantina di musicisti e cantanti, ed è attiva la raccolta fondi a favore del territoriobellunese.

L’ondata di maltempo che ha messo in ginocchio il belluneseL’ondata di maltempo che lo scorso ottobre ha colpito diverse zone d’Italia ha messo a duraprova anche il territorio bellunese: tre vittime, alberi sradicati, strade e case distrutte, fiumi etorrenti esondati, zone alluvionate, interi paesi senza luce né acqua per giorni.I danni, stimati per decine di milioni di euro, provocati dalle piogge incessanti e dal vento,sono stati ingenti in tutta la provincia che ha però subito reagito con forza attivandosi per la ricostruzione.

Chitarre, parole, amore, conforto e speranza: la voglia di un gruppo di giovani diripartireNato da un’idea di Alessandro Casol, Davide De Faveri e Andrea Albano, subito accolta datanti amici cantanti, musicisti e professionisti, il brano “Alziamo la voce” vuole ​ raccontarel’animo forte e tenace dei bellunesi che, in poco tempo e senza grandi proclami, hannosaputo ripristinare molti dei danni causati dal maltempo, e vuole dare un aiuto concreto alterritorio grazie a una raccolta fondi per la ricostruzione.

“È importante rialzare la testa e comunicare al mondo che siamo ancora qui. Crediamofermamente che quanta è la quantità di fango riversatasi sulle nostre case, tanta è laquantità di fango che opprime le menti e i cuori di tutti noi, e che spinge per uscire.E per questo tipo di fango non c’è pala che tenga, ma amore, conforto e speranza e noi,artisti della provincia di Belluno, ci sentiamo in dovere di fare la nostra parte.”

Una cinquantina di cantanti e musicisti uniti danno voce al territorio feritoSono una cinquantina i cantanti e i musicisti che hanno voluto regalare la loro voce alterritorio ferito.Stili, background ed esperienze differenti uniti per l’obiettivo comune, per realizzare unbrano che racconta la fatica e le emozioni vissute dalla popolazione in quei giorni difficili, maanche la forza e la tenacia della ricostruzione.
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TUTTI I PROTAGONISTI

TESTI
Davide De Faveri, Marco Dal Farra, Andrea Mole Riva, Raffaele Azzolini, INCULTO (Giovanni
Lotto)
MUSICA
Davide De Faveri, Andrea Albano, Paolo Fornasier, Alessandro Casol
REGISTRAZIONI e MIXAGGIO
Giampaolo Rossi de Il Terzo Mondo Recording Studio
MASTER
Marcello Batelli
ARTISTI
Francesco Bressan, Damiano Grando, Yuri Piccolotto, Fabio Reolon, Jesai Fiabane, Paolo
Molaschi, Mosè Andrich, Nicola Menel, Andrea Albano, Paolo Fornasier, Alessandro Casol,
Alex Martello, Jessica Da Re, Diego Lavina, Matteo Squaiera, Davide De Bona, Selena Peroly,
Renato Pagno Pagnussat, Nicola Bortot, Jessica Lena, Nicola Corso, Mattia Andrich, Michele
De Bona, Davide Nenci, Marco De Paoli, Maria Donadel, Marco Dal Farra, Davide Antonietti ,
Layla Antonietti, Valeriano De Zordo, Simone Inguanta, Marco De Pellegrin, Andrea Mole
Riva, Raffaele Azzolini, Giovanni Lotto, Martino Fregona, Davide De Faveri, Letizia Donadel,
Francesco Donadel, Coro MusiCol di Colle Santa Lucia.
GRAZIE A
Comitato Gocce di Sole Onlus, Associazione Amici della Musica di Ponte nelle Alpi, Romano
De Carlo di Artesound Tube Amp, Belluno Ciack, Rosso Teatro, Matteo Crema, Roberto De
Pellegrin, Nicola De Gol, Damiano Dall’Ó, Francesco Roldo, Daniele De Cian, Valentina
Gregato, Dario De Leonardis, Alberto De Nart.
CON IL PATROCINIO DI
Provincia di Belluno, Comune di Belluno


bellunoalzalavoce.itinfo@bellunoalzalavoce.it