La legislatura appena avviatasi faticosamente, in uno scenario politico a tratti grottesco, potrebbe forse riaprire il capitolo delle autonomie, compresa quella richiesta da vari decenni dall’area alpina di Belluno (e ribadita nel referendum provinciale dell’ottobre scorso).
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Pesticidi, documentario a Trichiana: parla il giornalista Andrea TomasiPesticidi, documentario a Trichiana: parla il giornalista Andrea Tomasi
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Ecco il podcast di Voci dalle Dolomiti andato in onda poco fa a Radio Cooperativa: filo conduttore la questione agricoltura, con l’intervista al giornalista e videomaker trentino Andrea Tomasi, autore del docufilm “Pesticidi, siamo alla frutta” (sottotitolo “Biancaneve non è sola”), in programma giovedì 7 giugno alle 20.30 alla sala San Felice di Trichiana nell’ambito della campagna Liberi dai veleni.
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Per un’agricoltura sana: incontri trentiniPer un’agricoltura sana: incontri trentini
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L’agricoltura intensiva con largo uso di pesticidi e basata su monocolture “redditizie” fa male, ma un’altro modello è possibile e viene praticato da molte aziende.
Di iniziative a favore di un’agricoltura sana si è parlato a Pergine Valsugana grazie al sodalizio Agricultura Trentino, che da oltre un anno promuove riflessioni sulla conversione al biologico in un territorio particolarmente segnato dal modello intensivo.
Ecco il podcast di “Voci dalle Dolomiti” andato in onda ieri in Fm a Radio Cooperativa: sono proposte le registrazioni dei due interventi alla serata organizzata a Pergine Valsugana da Agricultura Trentino “Ripensare l’agricoltura. Etica, biodiversità e salute” (primo di tre incontri, l’ultimo si terrà il 29 maggio a Trento).
Ascolteremo le voci di don Gabriele Scalmana, responsabile pastorale del Creato della Diocesi di Brescia, e di Giada Pislor, attivista della campagna «Liberi dai veleni» (Belluno) che parlerà del ruolo fondamentale dei movimenti locali.
Il ciclo di incontri “Ripensare l’agricoltura. Etica, responsabilità e salute” prosegue il 29 maggio a Trento, nella sala circoscrizionale di via Clarina, con l’oncologa Patrizia Gentilini e i medici Roberto Cappelletti e Gianni Gentilini, sul tema “Sani in un mondo malato: l’incredibile illusione”.
Agricoltura intensiva e rischi per ambiente e salute: le scomode verità del docufilm “Pesticidi siamo alla frutta”Agricoltura intensiva e rischi per ambiente e salute: le scomode verità del docufilm “Pesticidi siamo alla frutta”
L’oncologa Patrizia Gentilini, il pediatra Leonardo Pinelli, la nutrizionista Renata Alleva: sono alcune delle voci autorevoli che descrivono l’inquietante riflesso sanitario del modello agricolo dominante, quello intensivo nel quale si fa un uso massiccio di pesticidi.
A Trento, nella sala grande del cinema Astra gremita di pubblico, lo scorso 17 aprile è andata in scena la première del docufilm “Pesticidi, siamo alla frutta” (sottotitolo “Biancaneve non è sola”) di Andrea Tomasi, giornalista dell’Adige, col quale ha collaborato per la parte tecnica l’amico e collega Leonardo Fabbri.
Addio a Ferruccio Vendramini, indimenticabile indagatore e narratore della storia belluneseAddio a Ferruccio Vendramini, indimenticabile indagatore e narratore della storia bellunese
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Inquinamento dell’aria e del suolo: le contromisureInquinamento dell’aria e del suolo: le contromisure
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Ecco il podcast di Voci dalle Dolomiti, andato in onda ieri – 27 marzo 2018 – in Fm a Radio Cooperativa: si parla di inquinamento atmosferico e del suolo, con uno sguardo alle nuove misure annunciate dal Comune di Belluno, un’intervista a Giada Pislor sul nuovo regolamento di polizia rurale adottato da molti Comuni (compresi il capoluogo provinciale e Feltre) per vietare i pesticidi pericolosi, un intervento del fisico meteorologo Thierry Robert Luciani (Centro nivometeo Arpav di Arabba) che illustra le caratteristiche microclimatiche delle valli montane (e in particolare della Valbelluna) e il ruolo delle correnti d’aria in rapporto alle emissioni nocive in atmosfera.
Il confine orientale: dalla violenza fascista alle foibe (parte 2)Il confine orientale: dalla violenza fascista alle foibe (parte 2)
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Il 13 e il 20 febbraio scorsi Voci dalle Dolomiti ha proposto a Radio Cooperativa la registrazione dell’incontro dibattito svoltosi a Mel (Belluno) sul tema “Il confine orientale: dalla violenza fascista alle foibe”.
L’incontro, come spiegano gli organizzatori (la sezione La Spasema dell’Associazione nazionale partigiani) ha voluto tenere insieme la Giornata della memoria e il Giorno del ricordo, ascoltando lo studioso friulano Dario Mattiussi del Centro Isontino di ricerche storiche.
In questa pagina è disponibile la seconda parte della registrazione, qui invece si può ascoltare la prima, andata in onda la settimana precedente.
Ecco come i promotori hanno presentato l’iniziativa nella pagina Fb della sezione Anpi La Spasema.
«Quest’anno la nostra sezione ANPI “la Spasema” ha scelto di riunire in un unico incontro-dibattito la “Giornata della Memoria” con “la Giornata del Ricordo”.
Ne discuteremo col relatore Dario Mattiussi segretario del Centro Isontino di ricerche storiche “L. Gasparini” il quale ha presentato le nostre prime due mostre sulle problematiche del confine orientale, ovvero le violenze del fascismo italiano sugli slavi, sia con la deportazione di intere famiglie, bambini compresi i quali ci hanno lasciato le loro testimonianze nei temi e nei disegni della nostra prima mostra intitolata “Quando morì mio padre”; sia con violenze di tutti i tipi nei territori jugoslavi occupati, con la seconda mostra “Testa per dente”.
Discuteremo sul fatto che le due giornate siano antitetiche o se siano strettamente collegate. Sono nate in modo antitetico, quasi a voler spiegare la cosiddetta logica degli “opposti estremismi”, ma mentre la “Giornata della Memoria” è storicamente indiscutibile, la “Giornata del Ricordo” ha lacune e imperfezioni dovute spesso più a una logica di propaganda e di inesattezze quando non proprio di invenzioni.
C’è, a nostro avviso, un filo nero che collega i campi di concentramento nazisti con le foibe, ed è il filo nero del fascismo italiano, il quale ha avallato i treni carichi di ebrei e non solo diretti in Germania, ma ha anche costituito molti campi di internamento sia in Italia che in Istria (il più famoso Arbe-Rab) i quali, se non prevedevano la “soluzione finale” come quelli nazisti, erano comunque in condizioni penose tanto che moltissime persone vi morirono.
Da ciò, ma soprattutto dalle violenze che per più di vent’anni i fascisti italiani hanno perpetrato nei confronti della popolazione slava (incendio Narodni Doma Trieste il 13 luglio 1920; l’italianizzazione forzata di lingua e nomi; la proibizione della lingua slava; l’interdizione agli slavi dei pubblici uffici; l’occupazione di loro case e terreni con relativa cacciata; l’occupazione del 6 aprile ’41 senza dichiarazione di guerra (!) con relative fucilazioni sommarie; incendi di case e paesi; stupri, massacri, deportazioni…) ha avuto come logica conseguenza l’odio e il disprezzo degli jugoslavi nei confronti dei fascisti. Di qui le foibe anche se non giustificabili. Ma con numeri molto diversi da quelli propagandati; con due momenti totalmente diversi (dopo l’8 settembre ’43; dopo maggio ’45); col fatto che gli infoibati erano già cadaveri e venivano lì gettati per evitare epidemie; col fatto che pure nazisti e fascisti gettarono slavi nelle foibe.
L’ovvia conclusione è che la responsabilità della tragica vicenda delle foibe non può che ricadere sul fascismo e sulle sue dissennate e razziste politiche nel cosiddetto “confine orientale”. Si pensi che solo nel ’21 “Il popolo di Trieste” definiva gli slavi “degli insetti”; che Mussolini li chiamava “barbari” e ne avrebbe sterminato più di 500.000; che il generale Roatta nel ’42 si lamentava che “qui si ammazza troppo poco!” (in Jugoslavia).
Con queste premesse le conseguenze non potevano che essere tragiche. Ecco perché non ha senso, come invece purtroppo fanno molti (relatori, fiction TV e anche politici di diversi schieramenti…) parlare di foibe senza nemmeno accennare al fascismo italiano, suo principale responsabile».
Il confine orientale: dalla violenza fascista alle foibeIl confine orientale: dalla violenza fascista alle foibe
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Il 13 e il 20 febbraio scorsi Voci dalle Dolomiti ha proposto a Radio Cooperativa la registrazione dell’incontro dibattito svoltosi a Mel (Belluno) sul tema “Il confine orientale: dalla violenza fascista alle foibe”.
Autostrada sulle Dolomiti, un incubo ricorrente in campagna elettorale. Ma sarebbe ora di smetterla…Autostrada sulle Dolomiti, un incubo ricorrente in campagna elettorale. Ma sarebbe ora di smetterla…
Mentre si attendono gli sviluppi concreti del progetto per prolungare la ferrovia dal Cadore alla Pusteria e mentre in tutta Europa l’inverno è segnato anche quest’anno dagli allarmi per l’aria irrespirabile nelle città soffocate dal traffico (diesel e non), in Veneto c’è ancora chi agita in campagna elettorale il mito anacronistico e falso dell’autostrada dentro le Dolomiti (la A27 da allungare dal Bellunese fino in Austria).
Di seguito il comunicato di alcune associazioni che si sono mobilitate di nuovo per ribadire il no a queste visioni proiettate nel passato, che rispolverano progetti antistorici e negativi per il nostro territorio montano.
IL COMUNICATO
Puntualmente, a cicli continui, riemerge, ancora una volta, il leit motiv del prolungamento dell’A27. Ancora una volta riproponendo l’autostrada come la soluzione a tutti i problemi del Bellunese, ancora una volta dietro la spinta di forze economiche con interessi estranei alle comunità di montagna, ancora una volta da parte di forze politiche che nel loro agire non hanno mostrato alcuna attenzione per le difficoltà di chi vive e opera nelle terre alte, ancora una volta, e con più vigore, in campagna elettorale e ancora una volta ipocritamente ignorando che gli accordi internazionali impediscono questo tipo di “sfondamento a nord”.
Per evitare lo spopolamento, le genti di montagna devono poter avere opportunità pari a quelle delle genti di pianura in tema di servizi pubblici, scuola/formazione, sanità (gli abitanti dell’alta valle del Piave devono fare dai 100 ai 270 km per usufruire della maggioranza delle prestazioni erogate dall’ULSS di appartenenza); trasporti pubblici efficienti, assistenza agli anziani, perequazioni per il maggior costo della vita, sostegno per la difesa del suolo (i tre quarti delle aree franose dell’intera regione si trovano nel Bellunese) e nel rispetto dell’incontestabile pregio ambientale (metà del territorio provinciale è classificato Zona di Protezione Speciale e metà delle Dolomiti patrimonio Unesco sono contenute nei confini bellunesi).
Di certo gli abitanti delle terre alte non sentono il bisogno di trasformare le loro strette e fragili valli in un corridoio di traffico su gomma nell’interesse delle lobby del cemento e della finanza ma non certamente di questa provincia e dei territori che dovranno sopportarne le conseguenze. Sentono invece la necessità di avere maggior peso politico a loro tutela, e questo non può dipendere esclusivamente dalla demografia, ma deve tener conto delle specificità della montagna, del suo patrimonio storico e culturale, delle tante sue potenzialità e, non ultimo, della sua importanza come presidio a difesa e protezione della pianura.
L’unità delle popolazioni di queste periferie va posta come obiettivo, per raggiungere una massa contrattuale che sostenga la ricerca di soluzioni alle criticità menzionate e contrasti le ricorrenti iniziative che, come “lo sfondamento a nord”, sono a servizio di interessi estranei che danneggiano e indeboliscono le comunità su cui vengono calate. Occorre cambiare registro o, come affermiamo da anni, occorre muoversi “Per altre strade“.
27 febbraio 2018
Associazioni firmatarie:
CIPRA Italia Comitato Peraltrestrade Carnia-Cadore WWF O.A. Terre del Piave Mountain Wilderness Italia Nostra sezione di Belluno LIBERA Nomi e Numeri contro le mafie Ecoistituto Veneto “Alex Langer” Gruppo Promotore Parco del Cadore
Violenza nazista e Resistenza bellunese: le testimonianzeViolenza nazista e Resistenza bellunese: le testimonianze
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La memoria della Resistenza durante l’occupazione nazista nel Bellunese è al centro della puntata di Voci dalle Dolomiti andata in onda il 23 gennaio 2018 a Radio Cooperativa: in programma letture, testimonianze, interviste, ecco il podcast.
Mondiali di sci e infrastrutture: appello delle associazioniMondiali di sci e infrastrutture: appello delle associazioni
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Ecco il podcast di Voci dalle Dolomiti andato in onda a Radio Cooperativa il 16 gennaio 2018.
Fra i temi trattati il dibattito in corso sulle infrastrutture previste in Cadore in vista dei Mondiali di sci 2021 a Cortina d’Ampezzo: alcune associazioni temono che interventi stradali esagerati possano, fra l’altro, accrescere il rischio di creare un corridoio di attraversamento sulle Alpi che richiamerebbe pericolosamente traffico pesante (Tir in cerca di un’alternativa economica all’Autobrennero).
Agricoltura sana in montagna: appuntamenti e movimentiAgricoltura sana in montagna: appuntamenti e movimenti
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Ecco il podcast di Voci dalle Dolomiti in onda il 24 ottobre 2017 in Fm a Radio Cooperativa.
In scaletta la presentazione dell’evento “Chiamata a raccolto”, in programma domenica 26 novembre (con un prologo il sabato) a Rasai di Seren del Grappa (vicino a Feltre, in provincia di Belluno), per iniziativa del gruppo Coltivare condividendo.
Una manifestazione molto partecipata che promuove un rapporto sano con la terra, un’agricoltura pulita e legata al territorio (in questo caso quello alpino dolomitico). Ne parliamo anche con Tiziano Fantinel (foto) di Coltivare condividendo.
In programma anche una conversazione con Giada Pislor del movimento Terra bellunese, che fa il punto sulle iniziative popolari per fermare l’arrivo nel Bellunese di aziende dedite alla viticoltura o alla melicoltura intensive (l’azione politica della campagna Liberi dai veleni, che unisce molte persone e realtà associate, è già sfociata nella stesura di un regolamento che mette al bando tutti i pesticidi catalogati come pericolosi per la salute, già adottato da numerosi Comuni, compresi Belluno e Feltre).